Ambiente Sicilia

Rifiuti
Il 4 luglio 2018 sono entrate in vigore le Direttive nn. 849, 850, 851 e 852 che hanno modificato le fonti del diritto comunitario preesistenti in materia di rifiuti: la Direttiva 1994/62 sugli imballaggi, la Direttiva 1999/31 sulle discariche, la Direttiva 2000/53 sui veicoli fuori uso, la Direttiva 2006/66 che disciplina la gestione delle pile e degli accumulatori di energia elettrica esausti, la Direttiva 2008/98 che costituisce il quadro giuridico di riferimento per il ciclo integrato di gestione e la Direttiva 2012/19 sui rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Le quattro nuove Direttive – recepite in Italia nel settembre del 2020 con i Decreti legislativi nn. 116, 118, 119, 121 – sono il frutto di un processo che prende le mosse dalla Comunicazione Verso una economia circolare della Commissione al Parlamento europeo del 2 luglio 2014.
Secondo la Commissione europea è possibile utilizzare le risorse in modo più efficiente mettendo a sistema i rifiuti. L’economia circolare è “una economia pensata per potersi rigenerare da sola”.
Nel modello circolare le risorse vengono indirizzate verso un processo che ne garantisce la massimizzazione dell’efficienza: ogni passaggio della catena industriale è ordinato affinché scarto e prodotto a fine vita diventino materia prima per un altro ciclo di produzione.
Con l’economia circolare la performance non si misura più sulla percentuale di raccolta differenziata, ma sulla quantità di frazioni merceologiche riciclate e dunque potenzialmente capaci di essere reintrodotte nel mercato.
Agli Stati membri viene oggi chiesta l’adozione di misure che privilegino il riciclo della materia al fine di ridurre il prelievo di risorse naturali, concedendo finanziamenti esclusivamente a modelli che garantiscono il riutilizzo dei materiali e chiudendo le porte ai sistemi tradizionali, come discariche e termovalorizzatori.
Se questi sono gli obiettivi della politica ambientale europea, il punto di partenza della Regione siciliana è invece molto arretrato: pochi impianti di recupero in relazione alla volumetria dei rifiuti prodotti e discariche quasi sature.
La situazione degli impianti, tra l’altro, è legata a quella del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (PRGRU), che è sotto la lente di ingrandimento della Commissione europea per una serie di mancanze che ne pregiudicano la sua efficacia.
Affinché questa situazione possa cambiare è necessario prioritariamente aggiornare il PRGRU in coerenza con le prescrizioni della Commissione europea.
Il Piano dovrà dare la precedenza agli impianti di recupero, con particolare riferimento alla frazione organica e il rispetto del principio di prossimità. Soltanto ove ciò non sia possibile, potrà ricorrersi alla costruzione di strutture per più ambiti territoriali.
Per la frazione residua, l’incenerimento deve restare una opzione da scartare alla luce delle nuove tecnologie disponibili di certo più vicine alla sostenibilità ambientale e capaci di affinare ulteriormente il rifiuto e dunque incrementare la materia recuperabile.
In ogni caso, sarà il Piano a dovere indicare quali impianti e che tecnologie dovranno utilizzarsi.
In questo senso, il PRGRU dovrà eventualmente prevedere un programma di dismissione delle discariche e di bonifica dei luoghi in cui insistono con date certe, qualora si decida che le 900.000 tonnellate all’anno di indifferenziata calcolate al 65% di raccolta differenziata, vadano gestite in modo diverso.
Infine, sotto il profilo legislativo saranno necessari una serie di interventi, tra i quali: la riduzione del numero degli ambiti territoriali accorpando alcune SRR; la centralizzazione delle attività di programmazione e controllo degli impianti e procedure più celeri per la costruzione degli stessi.

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Mi chiamo Giampiero Trizzino e in questi 10 anni da deputato regionale ho impegnato la mia attività parlamentare all’interno della Commissione ambiente dell’Assemblea regionale.
In queste pagine troverete un programma per la tutela dell’ambiente in Sicilia frutto di questi anni di impegno, un programma che non vuole essere più completo o migliore di altri, ma un contributo per una Sicilia più sostenibile.

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